Foto di Francesca Russo
Fotografia di Aimone Rebecca
Fotografia di Fratnik Paolo
Fotografia di Paola Sossa
Fotografia di Budai Agnes
IL COLORE DELLA VITA . Analisi introspettiva della propria visione del mondo .
Un tema complesso perchè non si poteva mentire. Una fotografia che mente è un'immagine che non porta con sè alcun valore. I nostri fotografi non hanno mentito a sè stessi e si sono presi la responsabilità di raccontarsi. Chi in modo completamente trasparente e chi con timidezza e pudore, hanno presentato le loro immagini convinti della forza del progetto. Una mostra che vi invitiamo a visitare perchè capire come giovani di 16 anni e adulti over 60 siano riusciti a far trasparire i loro pensieri e le loro emozioni confrontandosi e dando origine ad un percorso emotivo di sicuro interesse.
Esporranno:
Aimone Rebecca
Amoruso Maria Vittoria
Budai Agnes
Bulnes Paula
Coglievina Carlotta
Di Pinto Matteo
Fermann Roberto
Fratnik Paolo
Govi Vittorio
Russo Francesca
Sossa Paola
INAUGURAZIONE
Giovedì 7 Dicembre 2023 ore 19:30
VISITABILE dal 7 Dicembre 2023 al 12 Gennaio 2024 giorni feriali
( Foto di copertina Russo Francesca )
Agnes Budai, l'artista della nostra Accademia presenta il suo nuovo lavoro. Una mostra fotografica che già dal manifesto di apertura ci fa capire perchè Agnes questa volta va al di là della fotografia. Poesie fotografiche il tema dell'esposizione. Fotografie e poesie, della stessa autrice che corrono tra le pieghe dell'Amore. Un'Amore a volte malato, a volte sincero. Un'analisi senza filtri in cui vengono declinate le diverse facce dell' Amore.
INAUGURAZIONE
Venerdì 2 Dicembre 2022 ore 18:00
VISITABILE dal 2 Dicembre 2022 al 5 Gennaio 2023 .
ORARI
Lun. Ven. dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00
Echoes of Christian Jerusalem (Echi della Gerusalemme cristiana)
Mostra dal 28 ottobre al 6 novembre 2022
Accademia Scaglia
Via Cecilia de Rittmeyer 7/a – Trieste
Orari di apertura:
Dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 18:30
1 e 3 novembre CHIUSO
Apertura straordinaria il 29 e 30 ottobre e il 5 e 6 novembre dalle 9:00 alle 20:00
Questo è un invito a intraprendere un magico viaggio mistico, uno sguardo in un mondo segreto attraverso un labirinto di cappelle e altari, un caleidoscopio di colori e trame, una fusione unica di persone e culture.
Nascosta, nel profondo del labirinto di stradine tortuose della Città Vecchia di Gerusalemme, si trova la Chiesa del Santo Sepolcro, uno dei siti religiosi più famosi ma meno esplorati al mondo.
La chiesa è stata costruita nel luogo in cui si crede che Gesù sia stato crocifisso, sepolto e risorto, proprio il luogo in cui è nato il cristianesimo. La chiesa del Santo Sepolcro fu costruita dai Bizantini e ricostruita dai Crociati. Rimane la destinazione più popolare per innumerevoli pellegrini cristiani in tutto il mondo.
Clero e credenti cantano parole di preghiera in un mix di lingue ascoltate l’ultima volta nella Torre di Babele. I vescovi conducono rituali esotici in aramaico biblico mentre altre lingue antiche echeggiano nell’oscurità del santuario più sacro della cristianità. Misteriosi monaci circondano la tomba diffondendo incenso aromatico, mentre i raggi di luce magica si infrangono. È un enigmatico mix di rituali appartenenti ad alcune delle prime sette cristiane, ancora oggi condotti. È forse l’unico luogo al mondo in cui processioni e messe convergono sotto lo stesso tetto e una folla eterogenea di fedeli recita fianco a fianco le preghiere.
Negli ultimi diciassette secoli persone provenienti da tutto il mondo sono state attratte dalle antiche pietre sacre come da un potere magnetico: pellegrini in estasi, illuminazione negli occhi, preghiera con la massima espressione di devozione, o ancora non partire prima di aver toccato , baciato, pregato e inginocchiato davanti a ogni sacro altare. All’esterno, fedeli trafitti portano croci di legno mentre ripercorrono gli ultimi passi di Gesù lungo il tortuoso sentiero della Via Dolorosa che termina al Santo Sepolcro.
Gerusalemme non è solo al centro dell’attenzione politica internazionale; è anche il fulcro delle tre grandi religioni monoteiste. Testi e mappe antichi descrivono Gerusalemme come “il centro del mondo”, il punto di inizio del mondo. A metà strada tra oriente e occidente, Gerusalemme non è diventata un crogiolo, ma resta un mosaico in cui culture e religioni si mescolano ma non si combinano mai, rimanendo ciascuna il più distinta possibile dall’altra.
I cristiani sono una minoranza in costante diminuzione in Medio Oriente e le diverse correnti condividono una preoccupazione comune per il loro futuro nella regione. Ma invece di essere uniti dalla fede all’interno della Chiesa, sono spesso divisi, ciascuno combattendo una battaglia costante per preservare la propria identità etno-religiosa.
Una secolare lotta per il potere e per il territorio lasciò la chiesa divisa tra sei confessioni cristiane. La feroce devozione con cui ogni fazione custodisce il proprio territorio è leggendaria. Tre sette principali – cattolica romana, greco-ortodossa e armena – hanno la custodia principale della chiesa in base a un editto emesso nel 1852 dal sultano ottomano al potere, noto oggi come accordo di Status Quo. Le denominazioni aggiuntive, copto (egiziano), siro-ortodosso ed etiope, hanno spazio e diritti all’interno della chiesa. Lo status quo del sultano ha congelato il tempo.
Secoli di tradizioni religiose immutate e dominazioni multietniche si combinano in un collage unico e straordinario di persone e fede, mai visto da nessun’altra parte.
Temple Quest – A messianic quest to resurrect Biblical reality in the heart of the Middle East (Temple Quest – Una ricerca messianica per far risorgere la realtà biblica nel cuore del Medio Est)
Per loro è un sogno. Per tutti gli altri è il più grande incubo con il potenziale per scatenare la terza guerra mondiale. Vedere un Terzo Tempio costruito nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme è stato il desiderio delle anime ebree di tutto il mondo per quasi 2000 anni, ma per la maggior parte rimane un sogno irrealizzabile.
Per un numero crescente di ebrei messianici, questa non è una fantasia selvaggia, ma un obiettivo ardente che sta lentamente diventando realtà, passo dopo passo, mentre si preparano al giorno in cui il Tempio e l’antico sistema biblico di sacrificio si troveranno nuovamente nel cuore della vita ebraica. Con il vento contrario dei politici, che riflette il cambiamento del clima politico in Israele, i gruppi dei Temple Advocates si spostano dai margini della società alla ribalta del discorso.
Gerusalemme è nota al mondo per il suo skyline, che negli ultimi 1.300 anni è stato dominato dalla Cupola dorata della Roccia. È proprio in questo luogo, venerato dai musulmani come il terzo luogo più sacro dell’Islam, che questi fanatici moderni stanno concentrando i loro sforzi nella speranza che un giorno la Città Santa avrà un nuovo orizzonte, dominato dall’imponente struttura del Terzo Tempio.
Per loro il Tempio non è solo un luogo; è una parte esistenziale del giudaismo che è andata perduta, uno stile di vita che desiderano ripristinare al centro del quale c’era il sistema sacrificale di espiazione per i peccati stabilito ai tempi di Mosè.
Le varie organizzazioni del Tempio, tra cui l’Istituto del Tempio, lavorano per preparare l’arrivo del Messia e la ricostruzione del Tempio con il meticoloso lavoro di fabbricare tutti i vasi sacri e gli accessori necessari per consentire lo svolgimento del servizio rituale nel Tempio. di loro realizzati secondo le specifiche esatte stabilite nella Bibbia riferendosi ad essa come guida manuale.
Vesti sacerdotali, strumenti musicali in metalli preziosi e un gigantesco candelabro d’oro come quello raffigurato nell’Arco di Tito a Roma sono solo alcuni degli oggetti che attendono il giorno della loro messa in servizio. Gli indumenti sacerdotali ebrei non sono stati indossati da quando il Secondo Tempio è stato distrutto 2000 anni fa e hanno anche istituito una scuola per formare sacerdoti che possono essere pronti a servire quando verrà il momento.
Ogni anno a Pasqua si compie la “macellazione rituale” di un agnello per preparare il popolo al ritorno di un sistema di sacrificio secolare. Quello che è iniziato circa 15 anni fa come un evento segreto clandestino con una manciata di persone si è trasformato negli ultimi anni con l’aiuto dei social media in un evento pubblico familiare con politici locali e leader spirituali come ospiti d’onore.
Gli attivisti lavorano anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sul Tempio e sul suo ruolo centrale nella vita spirituale ebraica, e impiegano personale a tempo pieno che ricerca la struttura del Tempio e sono attualmente impegnati a elaborare un piano architettonico per la sua ricostruzione.
Premio “Selezione progetti 2021 a cura di Graziano Perotti”.
Mostra dal 28 ottobre al 6 novembre 2022
Accademia Scaglia
Via Cecilia de Rittmeyer 7/a – Trieste
Orari di apertura:
Dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 18:30
1 e 3 novembre CHIUSO
Apertura straordinaria il 29 e 30 ottobre e il 5 e 6 novembre dalle 9:00 alle 20:00
Dall’autore:
“Un giorno, mentre fotografavo in un quartiere molto antico che non vede mai turisti in giro per le sue stradine tortuose, un uomo anziano mi ha fermato e in uno stato confuso mi ha chiesto perché stessi fotografando. Sono stato sopraffatto dallo stupore e dall’eccitazione per la scena che stavo fotografando e ho fatto un cenno, affermando – Guardala, è bellissima -. Mi guardò, mi guardò e rispose – Bellissimo, è un vecchio pasticcio – e proseguì.
L’antico proverbio egiziano ‘una cosa bella non è mai perfetta‘ sembrava adatto alle fotografie che intendevo scattare al Cairo, un’affascinante metropoli tentacolare di oltre 20 milioni di persone. Una città ricca di storia, eppure la maggior parte dei visitatori non si avventura mai oltre le piramidi e il museo principale prima di passare alle altre città storiche dell’Egitto.
Con questo progetto, miro a portare lo spettatore oltre gli scatti da cartolina delle piramidi e della sfinge. Scavo in profondità in questa città diversificata e ricca di storia per mostrare uno scorcio della complessità del Cairo e della vita delle persone attraverso momenti altrettanto complessi e sinceri della vita quotidiana che spesso sollevano più domande che fornire risposte ovvie. Momenti con cui, anche se proveniamo da un background completamente diverso, possiamo relazionarci, sorridere, entrare in empatia e apprezzare la bellezza condivisa della vita. Ho visitato numerose volte dal 2018, con la maggior parte del lavoro svolto nel 2020 e nel 2021, esplorando più a fondo ogni visita.”
Con l'aiuto di Dario Gozzini e Moreno Picchi astrofotografi toscani e la collaborazione dell'Osservatorio di Trieste siamo lieti di presentarvi la mostra dal titolo LA LUCE CHE VIENE DA LONTANO. Un percorso che ci aiuterà a capire come la luce si muove nello spazio, per arrivare sino a noi per regalarci la gioia della vita. Perchè questa mostra ? Quello che è accaduto in questi due ultimi anni ha portato le persone a non guardare più lontano, a distanziarsi, a credere che il mondo sia un posto buio. La fotografia può essere una valvola di sfogo per chi vuole cercare nella manipolazione della luce un'espressività che possa mettere ordine in una vita sociale confusa. Il luogo più buio che si immagina e dove ci si sente persi è lo spazio. Un luogo che in realtà è invaso dalla luce. In questa mostra seguiremo il suo percorso di avvicinamento alla Terra per materializzarsi in una proiezione di immagini dei ragazzi dell'Accademia e dell'Associazione Exhibit Around APS che ci conducono alla ricerca della vita sulla Terra . Un viaggio che non è solo fotografico ma anche umano ed emozionale.
La Mostra sarà solo l'inizio di una serie di eventi organizzati dall'Osservatorio di Trieste in cui tra Maggio e Settembre si realizzeranno dei momenti di approfondimento aperti a tutti in cui la fotografia e l'astrofisica si incontrano e si fondono insieme.
Apertura ed inaugurazione:
Venerdì 29 Aprile 2022
Ore 20:00
Ingresso libero
MOSTRA // TRIESTE PHOTO DAYS // FRANCESCO CITO
Un’incredibile doppia personale di Francesco Cito, uno dei migliori fotogiornalisti italiani, che da quarant’anni racconta i teatri di guerra di mezzo mondo (tra cui l’Afghanistan del 1980, la Guerra del Golfo nel 1990, l’Intifada del 1987 – 1993 e molti altri).
Conflitti in Bianco & Nero
“La guerra anche a raccontarla è un insieme di atrocità. La guerra porta in sé le brutture più miserevoli e spietate che l’uomo non coinvolto possa immaginare. Ciò che l’uomo comune, il viandante che percorre le strade della vita di tutti i giorni, il fortunato essere che non deve scontrarsi con questa atroce realtà, difficilmente riesce a immaginare o percepire cosa essa veramente rappresenta. Puoi aver visto mille documentari, aver letto centinaia di volumi e articoli, aver guardato a migliaia di fotografie, ma, tutta la documentazione possibile, mai riuscirà a trasmettere ciò che la guerra è ed esala. Della guerra raccontata, ciò che manca e non trasmissibile a chi la vede a distanza, è il puzzo, il fetore che impregna tutto quanto e ogni cosa. L’odore acre del fumo che si sprigiona delle cose che bruciano, quelle stesse costruite dalla mano dell’uomo; case, mezzi di locomozione, macchine da combattimento. E ancora; l’odore catramoso di cui era impregnata la fuliggine densa dei pozzi di petrolio, che a centinaia bruciavano in Kuwait durante la prima Guerra del Golfo, la quale penetrava nelle narici fino ad asfissiare i polmoni. Una fuliggine così fitta da oscurare il cielo a mezzogiorno come in una notte senza luna ne stelle. E ancora; il lezzo degli escrementi organici delle immondizie accatastate per giorni e giorni e che nessuno più rimuove. E ancora; il puzzo della gomma di copertoni bruciati, per creare barricate da ultima trincea invalicabile, negli scontri fra israeliani e palestinesi durante l’Intifada, o durante i sommovimenti di piazza, di guerre civili e scontri sociali. […]”
Sardegna
“La Sardegna, la seconda isola più grande del Mediterraneo, è una terra fatta di tramonti duri dominati da nuvole gonfie di pioggia e orizzonti lunghi e crepuscolari. Una terra di malinconia, di sentimenti profondi e nascosti, un popolo forgiato dal tempo e dalle avversità, dove il lavoro nei campi è ancora fatica biblica. Una regione molto diversa da quella più conosciuta in quella sorta di Disneyland che è la Costa Smeralda, un’isola su cui incombe una catastrofe antropologica, fatta di paesi che al suo interno si spopolano mentre l’urbanizzazione selvaggia avanza per soddisfare l’appetito degli speculatori, a causa all’ignoranza e all’insensibilità dei governanti di turno, dove la rara presenza dello Stato, è rappresentata da un carabiniere sullo sfondo di un corteo, nella terra che ha più pecore che persone e dove c’è ancora la cultura del cavallo più che la macchina.”
In mostra anche una selezione di foto tratte dal progetto editoriale Mythography, che vede Cito nei panni di superospite.
Giorni e orari
sabato 30 e domenica 31 ottobre 2021: 10-21
Negli altri giorni:
dal lunedì al venerdì
Orari 10.00 -12.30 e 15.00 -18.00
Sabato e domenica visitabile su appuntamento
Si inaugura venerdì 24 settembre alle ore 18.00 la mostra di Agnes Budai dedicata al Lockdown . Non fatevi ingannare dal titolo. Non si tratta di immagini stereotipate, mascherine, sofferenza, esclusione, strade vuote o piazze inanimate ma di un percorso, delicato, quasi irriverente, in cui i gesti delle mani ci riportano ad un passato che tutti abbiamo vissuto. La fotografa nasce in Accademia, segue i corsi e nella vita lavora in ospedale, in prima linea. Un lavoro che nasce dall'esigenza di sperimentare ciò che è stato acquisito in questi mesi di formazione ma anche frutto delle esperienze di infermiera e mamma.
Apertura mostra venerdì 24 Settembre ore 18.00
Presentazione 24 Settembre ore 18.30
Marcovaldo va per legna. I suo bambini hanno freddo. L'agente Astolfo controlla la zona dei cartelloni pubblicitari. Il testo che segue è tratto dal Marcovaldo di Italo Calvino:
.... Ecco che, al lume del fanale della moto, sorprende un monellaccio arrampicato su un cartello. Astolfo frena: – Ehi! che fai lì, tu? Salta giù subito! – Quello non si muove e gli fa la lingua. Astolfo si avvicina e vede che è la reclame d’un formaggino, con un bamboccione che si lecca le labbra. – Già, già, – fa Astolfo, e riparte a gran carriera. Dopo arriva ad un cartellone di una compressa contro l’emicrania con una gigantesca testa d’uomo, con le mani sugli occhi dal dolore. Astolfo passa, e il fanale illumina Marcovaldo arrampicato in cima, che con la sua sega cerca di tagliarsene una fetta. Abbagliato dalla luce, Marcovaldo resta lì immobile, aggrappato a un orecchio del testone, con la sega che è già arrivata a mezza fronte. Astolfo studia bene, dice: Quell’omino lassù con quella sega significa l’emicrania che taglia in due la testa! L’ho subito capito! – E se ne riparte soddisfatto.
Tutto è silenzio e gelo. Marcovaldo dà un sospiro di sollievo.
Baseggio è Marcovaldo e noi gli Astolfo pronti a credere a ciò che i nostri occhi ci vogliono far credere.
Apertura mostra venerdì 2 Ottobre 2020
Presentazione venerdì 2 Ottobre ore 18.30
Termine mostra : Giovedì 22 Ottobre 2020
Ingresso libero - In collaborazione con TRIESTE PHOTO DAYS
Le foto rappresentano il piacere della distrazione nel trovare pace e tranquillità, alimentate dal caldo sole e dalla calma del mare, i colori e i momenti di relax sul lungomare che danno energia.
I « Momenti della Promenade » sono incontri effimeri di persone che passano, momenti di gioia e rilassamento per famiglie e amici. I turisti si godono i colori spettacolari che nemmeno la pioggia può cancellare. I soldati sono diventati parte della passeggiata dove i bambini giocano allegramente. La gente si ferma a guardare nell'infinito del mare blu.
Momenti e movimenti ci circondano in un luogo in cui il male ha cercato di prendere la
presa, ma la libertà della vita quotidiana piena di disinvoltura e luce continuano a
prevalere.
La mostra presenta opere stampate su metallo disponibili alla vendita.
Apertura mostra sabato 1 Febbraio 2020
Inaugurazione venerdì 7 Febbraio ore 18.00
Termine mostra : prolungata a data da definire
Ingresso libero - Opere in vendita
Riccardo Bononi
Laureato in due distinte branche delle scienze sociali (psicologia e antropologia), dal 2010 è ricercatore e docente di Antropologia Visuale presso Irfoss di Padova, dal 2015 entra a far parte dell’agenzia fotografica Prospekt Photographers. Dal 2018 insegna presso il Master in Death Studies dell'Università degli Studi di Padova e dal 2019 direttore è artistico di IMP Festival - International Month of Photojournalism.
La scelta di associare la fotografia alla sua attività di ricerca sul campo lo ha portato a lavorare in Africa, Sud America, Sud Est asiatico, India, Europa e Stati Uniti. Dal 2006 ha cominciato a lavorare come antropologo in Madagascar, dove sta ancora portando avanti un progetto a lungo termine su importanti tematiche sociali, raccolto nel libro di recente pubblicazione "Une belle vie, une belle mort".
Le sue immagini sono state pubblicate su numerose testate nazionali ed internazionali ed esposte a Londra, Parigi, Berlino, Lodi, Pechino, Bologna, Ascoli, Bucarest, Roma. Il suo lavoro sulla lucha librefemminile in Bolivia gli è valso il primo premio ed il titolo di “Miglior Fotografo dell’Anno” (categoria Professional, sport) ai World Photography Awards 2015, il suo lavoro in Madagascar è stato recentemente premiato con il "Premio Fotografia Etica" per l'impegno dimostrato sul campo al Festival Della Fotografia Etica di Lodi.
Nella sua visione, la fotografia documentaria è la base per un linguaggio universale, un ponte tra popoli e luoghi diversi capace di superare i confini invisibili tra culture.
The City of Flies
Antananarivo, capitale del Madagascar, ospita una delle più grandi discariche del continente africano, attiva sin dagli anni ‘60. La discarica, che oggi ha superato i 20 acri di superficie, è in costante espansione e ogni giorno riceve tra le 350 e le 550 tonnellate di nuova spazzatura. Nel cuore delle colline di rifiuti, alte anche 10-15 metri, arde un fuoco perenne e il paesaggio alieno è avvolto tutto l’anno da un fumo tossico.
Circa 3000 persone attualmente vivono e lavorano qui raccogliendo plastica, metalli, ossa e carbone. Attirati in città dalla speranza di un lavoro e di una vita migliore, ora si sono trovati ad abitare nel luogo al mondo con il maggior numero di casi di Peste bubbonica e polmonare. Molti tra gli abitanti sono bambini orfani o abbandonati, i più fortunati tra i numerosi feti e neonati indesiderati le cui piccole tombe sono disseminate in tutta la discarica.
I residenti della capitale chiamano questo luogo "Ralalitra": la città di mosche.
La via della bellezza.
Perché viene spontaneo raccogliere sulla spiaggia del mare le conchiglie e i sassolini più belli?
È lo stesso processo mentale che metto in atto con la fotografia; raccogliere semplici attimi dal quotidiano per conservarli nel tempo con la speranza che qualcun altro veda con i tuoi occhi. Una lunga passeggiata incantato da volti, gesti, forme, luci che attraverso una fotocamera, mi piace trasformare in armonia, fascino, poesia.
La via della bellezza è una questione di sguardi, è il potere degli occhi che tentano di vedere fuori il riflesso di ciò che è dentro per spiegarlo a sé stessi, forse la bellezza come celebrazione della vita dove un pensiero unico e costante sottrae attimi al divenire rendendoli inattaccabili e resistenti al tempo stesso che li ha generati.
Umberto Verdoliva
«Io non credo nella rivoluzione politica, credo nella re-evoluzione poetica, perché la poesia è essenziale per l’essere umano, perché l’essere umano non può arrivare alla verità, il massimo a cui può arrivare è alla bellezza, e la bellezza è lo splendore della verità.»
Alejandro Jodorowsky
Ingresso libero
Apertura Mostra 23 Ottobre 2019
Inaugurazione 26 Ottobre 2019 ore 12.30
Termine mostra Sabato 9 Novembre 2019
Fabrizio Palombieri è un fotografo di 34 anni Triestino. E' un fotografo naturalista d'istinto. Ama le lunghe passeggiate nella natura assorto nella contemplazione degli esseri viventi che la compongono. Dotato di pazienza, passione e forgiato dallo studio che lo vede laureato in Scenze Naturali e Biologia Ambientale, attende ore nascosto tra i rovi le sue prede fotografiche. Nel 2018 ha intrapreso il percorso "Gestione Talenti" nella nostra Accademia ricercando ambiti professionali che fossero in grado di sfruttare le sue doti di persona e di fotografo. Al termine del percorso si è riscoperto ,oltre che un appassionato di cucina, anche un ottimo fotografo di food. Specializzazione che lo ha affascinato e che oggi è diventata la sua professione. Siamo felici di poter esporre il suo lavoro ammirando le immagini da lui create (naturalistiche e food ) che apparentemente non hanno nulla in comune ma che in realtà sono tra di loro molto simili. Immaginate Fabrizio appostato per lunghe giornate nell'attesa del passaggio di un animale schivo, nell'attesa di uno scatto che lasci all'osservatore l'idea di aver per un istante condiviso la vita di quel animale e poi immaginatelo accovacciato in studio a contemplare un filo d'olio, aspettando il momento in cui luci e colori riescano a far passare nelle fotografie sapori e profumi. 20 immagini da non perdere.
Ingresso Libero
Inaugurazione martedì 9 Luglio 2019 ore 18.30
Termine mostra 6 Settembre 2019
Aperta dal lunedì al venerdi.
Fotografie realizzate ad Haiti e in Repubblica Domenicana tratte dal libro CIELI.
Apertura dal Lunerdì al venerdì dalle ore 10.00 alle 19.00 .
Venerdì 1 febbraio 2019 fino alle ore 20.00
Entrata libera
Fino al 28 Febbraio 2019